Parlando al telefono, ieri, con una mia grandissima amica, mi è venuto in mente che potrei gettare sulla carta (o sul web!") alcune considerazioni sul terzo sesso e più precisamente sulle donne che amano troppo, tanto per citare la Norwood.
Cosa c’è esattamente nell’animo femminile che ci spinge inesorabilmente – chi più, chi meno, chi in un periodo della propria vita e chi per ogni attimo in cui respira – a sottomettersi volontariamente ad un uomo? Perché una donna arriva a credere fermamente che essere sistemata, da qualcuno dotato di un’appendice in più, all’ultimo posto della classifica, sia accettabile? Eppure tutte noi lottiamo strenuamente se qualcuno ci ruba il posto nella fila dei carrelli alla cassa di un supermercato oppure ci voltiamo dall’altra parte – magari alzando le spalle – se qualche belloccia entra nella nostra visuale e ci oscura. Senza volere, forse… ma, cavoli!, volendo!
E poi, non siamo forse noi stesse ad alimentare tutti quei luoghi comuni sulle donne, affermando con veemenza che sono assolutamente veri e che, è questo è incontestabile, noi personalmente non ne facciamo davvero parte? Solo una donna può parlare male di una donna, è ovvio, eppure non ci ribelliamo se gli uomini hanno la medesima opinione di noi. Ma perché? Perché accettiamo di stare al secondo posto, perché abbiamo salda nella mente l’idea che da sole non possiamo – non siamo letteralmente in grado – di farcela? Perché crediamo che chi ci limita nella nostra libertà lo faccia per amore? Perché siamo così sicure che solo la gelosia è la più alta dimostrazione d’amare di un uomo e tanto sono più eclatanti i gesti che egli fa in nome di tale possesso, tanto più ci sentiamo amate? Eppure siamo le stesse che non accettano una critica sulla messa in piega rivoltaci da nostra madre.
Mi sono sempre chiesta com’è che gli uomini ci vedono. Come deve sembrare strano ai loro occhi qualcuno che sproloquia sui diritti di eguaglianza che, in fondo al cuore, non sente e, forse, non desidera nemmeno. Io chiamo questo tipo di donna, il terzo sesso. Un’entità a parte, separata non solo dal mondo che gira, ma anche da se stessa, dal suo più profondo essere. Qualcuna che non si conosce, che ha paura di se stessa più di quanto abbia paura del resto dell’umanità, perché in se stessa non riconosce nulla di ciò in cui crede. O crede di credere.
Ciò che spinge una donna, in ogni azione che fa, è come possono vederla gli altri. Si pettina per proprio piacere – e lei lo crede fermamente – salvo inesorabilmente acconciarsi i capelli come piacciono a lui e non in altro modo. Quante volte mi sono chiesta come potessi stare con i capelli biondi? Eppure non l’ho mai fatto: il mio lui non mi ha forse detto: non ti ci vedo proprio?
Noi donne amiamo troppo, ci piace davvero amare troppo, ne siamo orgogliose e ci buttiamo a capofitto! L’ho abbiamo nel DNA, ci coccoliamo tanto quanto più ci crediamo e, sempre più spesso, ci dimentichiamo di noi stesse. Nella visione più poetica della figura della donna è insita la capacità unica di creare la vita: siamo le fattrici della specie e ci beiamo in questo. E’ l’unica cosa che non può esserci tolta – almeno per il momento, poi si vedrà – ed in cui il maschio non può superarci: è inconvertibile! Eppure lasciamo che anche ciò ci passi sopra come un bulldozer!
Ma senza parlare di donne che subiscono violenza o che vengono perseguitate nei casi di cronaca, nel loro piccolo quotidiano, il terzo sesso subisce le angherie dei propri figli, della vita che non hanno davvero scelto ma che è venuta loro addosso e si lasciano sommergere dalle acque… qualcuno dovrebbe spiegare loro che non c’è una seconda occasione.
Ed, in fondo in fondo, tutte noi apparteniamo un po’ al terzo sesso…
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Se posso dire la mia, vi fate soltanto un sacco di problemi che non esistono.
Se volete vedere come state con i capelli biondi, fatevi il colore senza stare troppo a pensare a cosa potrebbe dire lui, prima di avervici visto.
La gelosia è soltanto mancanza di fiducia: in se stessi e nella (o nel) partner.
E' la caricatura di un sentimento, non un qualcosa di cui andare fieri se ne si è oggetto.
L'etichetta di "Terzo Sesso" mi piace e penso si possa adattare anche a molti uomini...
Ciao e buon fine settimana!
^____^
P.S.= La povera Lamù, lì in alto, sta diventando isterica a furia di essere rinchiusa in pochi centimetri quadri...
@Federico Distefano ^__^
ciao! Ho letto or ora il tuo commento e devo dire che, ovviamente, quello che dici è verissimo, ma ciò non vale per chi fa parte delle "povere" Lamù ristrette in pochi centimetri quadrati! E guarda che non parlo solo della gelosia, quella è solo uno dei sintomi della malattia... è l'insicurezza il vero problema ed il cercare affermazioni al di fuori di noi o, meglio, negli atteggiamenti degli altri: della serie "mi pensano, ergo sum!".
Dai, se alla tua dolce metà della mela venisse un'allergia alla barbetta, cosa sentiresti in fondo al cuore? - ma proprio in fondo fondo, là dove non batte il sole ... - incertezza? un punto interrogativo? panico? ...
Al momento sono single e quindi non posso fare supposizioni precise, però se un'ipotetica fidanzata avesse dei problemi fisici con il pizzetto, non ci vedrei nulla di male a tagliarlo.
Anche se si trattasse di una richiesta garbata per una sua curiosità (nel qual caso, vedrei dopo se farmela ricrescere o continuare a radermi).
Reagirei male solo ad un'imposizione.
Poi, per quanto riguarda la barba, è una cosa che può dare fastidio in momenti "intimi" (soprattutto se non è curata) ma il colore dei capelli di una donna che fastidio può dare ad un uomo??
Potrei essere maggiormente preoccupato se cominciasse a guardar male la panzetta (più impegnativa da mandar via)...
In quanto al discorso insicurezza, sono consapevole che ci siano moltissime persone che pensano di valere qualcosa solamente quando gli altri le considerano.
E lo trovo piuttosto triste.
Ciao ciao!
^^