In una cartella del mio portatile ho una marea di file con i più diversi incipt, alcuni anche buoni e poi… il buio! Spesso ciò che manca non è tanto l’ispirazione per una buona trama o per dei personaggi originali, quanto dare un senso al libro. La cosa più orribile che possa capitare ad un libro è avere un inizio sensazionale che… si esaurisce da solo o, peggio, non porti da nessuna parte! Catturare l’attenzione del lettore non vuol dire soltanto invogliarlo a leggere, ma bisogna anche accompagnarlo fino in fondo alla trama e dargli la sensazione di aver letto qualcosa che ne valeva la pena. Ho notato che per certi scrittori sembra più importante la storia del modo in cui la presentano, ma non è così. Ogni trama vuole la sua particolare scrittura e la bravura di un autore sta proprio nella scelta dello stile più adatto. O meglio, la fortuna di un autore sta nel perfetto connubio dei due ingredienti.
Quando scrivo un romanzo, procedo per diverse fasi: appunto sulla carta una trama di massima – qualche frase, non di più. Poi, spesso, dimentico il tutto in qualche cassetto. Lo riprendo a distanza di qualche tempo, leggo quanto appuntato ed aggiungo qualche limatura. A volte – senza un vero schema preciso – butto giù, d’istinto, immagini, vicende o, perfino, qualche paragrafo. Aspetto sempre qualche giorno prima di correggerlo e non credereste la quantità di errori che vi trovo! Ma, all’inizio, tutta la mia attenzione è concentrata sulla storia, sulle sensazioni esatte che voglio descrivere o trasmettere. Può capitare perfino che, magari giunta anche ad una cinquantina di pagine, il risultato che ho ottenuto non sia dei migliori. Magari la storia è troppo simile a qualcosa che ho letto o che ho già scritto e così mi interrompo. A volte invece, continuo fino ad arrivare fino in fondo. Tutto questo può durare dai tre ai sei mesi.
La seconda parte invece è quella più difficile. Correggere le bozze (che può anche voler dire riscrivere interi capitoli), aggiungere delle sequenze (ché altrimenti la storia sembrerebbe tronca o difficile da seguire) oppure tagliare interi paragrafi e, credetemi, mi pare a volte di tradire lo spirito originale del libro. E sempre imperterrito continua il lavoro di correzione dell’ortografia, della sintassi, dell’impaginazione, della scelta dei nomi dei capitoli. De “Ritorno ad Altrodove” – che devo dire è il mio libro preferito tra quelli che ho scritto – esistono ben tre versioni precedenti quella definitiva che ho pubblicato. E tutte – nessuna esclusa – differiscono di molto. La prima versione è molto più corta ed alcuni personaggi hanno dei nomi che poi, nelle versioni successive, sono stati cambiati. Alcune delle vicende sono state anche “assegnate” ad altri personaggi, più in linea con il loro carattere. Nella seconda versione il finale era completamente diverso e non mi soddisfaceva per niente. Successivamente ho reinserito il capitolo riguardante l’esperimento delle creature altiane (ndr. “la capanna dove tutto ebbe origine”) che, a mio parere, è ben fatto e che mancava nella seconda versione. E questo è il lavoro più lungo, durato poco meno di un anno, ma decisamente intenso!
L’ultima limatura è stata inserire le illustrazioni – rigorosamente in bianco e nero e creati con l’ausilio di Photo To Sketch, un piccolo programma freeware scaricabile dalla rete.
Il risultato è stato questo:
Prossimamente inserirò nel blog alcune pagine del libro, per una piccola anteprima a chi dovesse interessare.
Mi sarebbe sempre piaciuto scrivere, ma, oltre qualche poesiola, non sono mai andato oltre... invidio quelli che hanno qualcosa da dire.