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giovedì 26 novembre 2009

9

Niente drammi: sono solo donne!


Ieri si è svolta la Giornata contro la violenza sulle donne.

In Italia, secondo dati Istat, una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata, almeno una volta, vittima di violenza o maltrattamenti. Sono sei milioni 743 mila le donne che hanno subito nel corso della propria vita violenza fisica o sessuale.

Tre milioni di donne hanno subito aggressioni durante una relazione o dopo averla troncata, quasi mezzo milione nei 12 mesi precedenti all'intervista. Ai danni di mogli e fidanzate i reati gravi: 8 donne su 10 malmenate, ustionate o minacciate con armi hanno subito le aggressioni in casa. Un milione di donne hanno subito uno stupro o un tentato stupro. A ottenere con la forza rapporti sessuali è il partner il 70% delle volte e in questo caso lo stupro è reiterato. Il 6,6% delle donne ha subito una violenza sessuale prima dei 16 anni, e più della metà di loro (il 53%) non lo ha mai confidato a nessuno. Gli autori sono degli sconosciuti una volta su quattro, nello stesso numero di casi sono parenti (soprattutto zii e padri) e conoscenti.

da Rainews24

Non so quanto queste cifre siano reali, poiché da sempre la violenza subita è un atroce episodio in cui è la vittima la prima a nasconderla ed a negarla. Né tantomeno è l’Italia uno dei paesi più violenti, quindi i numeri, in questo caso, sono davvero poco chiarificatori. Avevo già pubblicato un post sull’argomento (Il silenzioso dolore delle donne grida) della violenza sulle donne, riportando anche uno splendido ed emblematico articolo dell’Agorà di cloro Donna (Donna: condizione o maledizione?) che richiamo e ripropongo, perché non fa mai male tenere presente che la violenza sulle donne – ma anche sulle bambine e sui bambini – non è un qualcosa di estraneo al nostro mondo civile e neppure è giusto relegarlo come problema riguardante i paesi del terzo o quarto mondo od addirittura affibbiarlo a popolazioni di religione musulmana od estremista. La violenza sulle donne vive tra noi, qui in Italia, in Europa, in America. Ed è una violenza subdola, perché colpisce spessissimo entro le mura della propria casa, i cui carnefici sono troppo spesso i compagni, i mariti, i padri.

Violenza però è anche quella che subisce una donna sul posto di lavoro, quando discriminatamente viene trattata male dal proprio datore di lavoro – a torto, davvero a tortissimo chiamato “Capo”! – dai colleghi che si lasciano scappare frasi del tipo “Bè lei ha figli, non possiamo contare su di lei al 100%!” – e dalle stesse colleghe che si permettono di denigrare una loro collega-donna con frasi e maldicenze che mai si permetterebbero verso un collega-uomo. Poi, violenza è l’indifferenza di chi sa e non vuol vedere, delle istituzioni che professano il garantismo solo per il carnefice, tanto la vittima o è morta e non può quindi difendersi o è viva – ed in fondo forse le è pure piaciuto. Violenza è anche il dimenticatoio dove vengono relegate le leggi contro la violenza, che esistono, ma che non vengono applicate appieno dai magistrati, né dalle istituzioni preposte all’aiuto di una donna vittima di violenza (e nel calderone ci butto Ospedali, Consultori, Tribunali, Polizia, Chiesa, preti e pure qualche psicologo!)

Violenza sono quelle immagini che vengono proposte dalla TV o dai giornali in cui è palese la pubblicità occulta (e non volevo fare un gioco di parole) della sottomissione e dell’inferiorità del genere femminile al genere maschile e dell’etticchettamento che la nostra società civile dà alla donna quale oggetto del piacere maschile. Tette grandi, minigonne su gambe magre e nude, atteggiamenti da cagnolina in calore: davvero noi donne vogliamo essere questo? Eppure molte, moltissime, troppe credono fortemente che sono questi i numeri per sfondare… ma sfondare dove, mi chiedo? In una trasmissione di Papi? Davvero il senso della vita è avere una telecamera che ti guarda sotto le gonne? Io credo che anche questo sia violenza a sfondo sessuale, visto che le trasmissioni di Papi vengono tutte trasmesse durante l’orario di cena, quando l’intera famiglia è seduta attorno ad un tavolo apparecchiato davanti a nostro Signore Televisore. Di questo non ringrazierò mai abbastanza i miei genitori che mi hanno insegnato la regola che quando si è seduti per la cena o per il pranzo, la Tv rimane spenta ed è quello che dovremmo insegnare anche noi ai nostri figli.

Violenza è l’incertezza della pena, pratica fin troppo usuale nel nostro Paese. Uccisori di donne, di bambine, di mogli vengono condannati a pene fin troppo brevi, depurate dall’aggravante dell’omicidio premeditato, dall’aggravante della vittima che era un familiare, delle aggravanti generiche che dovrebbero contrapporsi al delitto passionale, alla frase stupida a cui i giornali troppo spesso danno spazio: delitto d’amore, omicidio per troppo amore, “la uccide a coltellate davanti al figlio perché non poteva vivere senza di lei”… violenza è la connotazione che già scusa l’azione: morte che viene dal troppo amore. L’omicidio che si colora dei toni melodrammatici e romantici del se un uomo non ti picchia, non ti ama, cara donna, te lo vuoi mettere in testa o devo mollarti una sberla?

Da tempi ormai immemori botte, violenza, costrizioni, mortificazione ed annullamento di ogni “velleità femminile” è riconosciuta come pratica naturale maschile. Non si insegna forse alle bambine di stare buonine e calme, mentre si guarda al bimbo che dà una spallata all’avversario di calcio con un sorriso e si mormora dentro di noi: però, che carattere! Diventerà un campione!

Ricorda che partorirai con dolore, donna, che il tuo corpo non ti apparterrà e che davanti a te stessa dovrai sempre mettere la tua famiglia. Ricorda, donna, che sei imperfetta, che sei nata dalla costola di un uomo e che solo questi è fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Ricorda, donna, che dovrai sempre camminare un passo dietro a tuo marito… forse molti si ribelleranno a queste parole, forse molte donne diranno “Io no, mai!” e molti uomini grideranno “Non io, certo che no!”. E sono certa lo faranno in perfetta e sincera buona fede. Ma quanti non sentirebbero, in fondo alla mente, che se quella quattordicenne non fosse rimasta a casa, invece di percorrere di sera, con la minigonna, la strada isolata dietro al cimitero, non se la sia in parte cercata? E perché sono più numerose le madri a formare associazioni contro la violenza alle donne, contro la giustizia che non difende le figlie ammazzate dai mariti e non i padri, che preferiscono chiudersi nel loro dolore?

Secondo la mia modestissima opinione, forse anche troppo piena di sdegno e rabbia, il male della violenza esiste, c’è sempre stato ed è riconducibile all’eterna lotta del forte che schiaccia il più debole. Solo che il grave stravolgimento a cui assistiamo nella nostra società, è che nel caso in cui ci mettiamo dentro anche l’elemento sessuale, il delitto diviene più leggero, quasi light, mentre dovrebbe essere esattamente il contrario, come avviene per i delitti razziali. Ma fin troppo spesso l’aggravante della violenza sessuale viene addossata alla donna, non giammai all’omicida.


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sabato 21 novembre 2009

11

Blog e Siti amici


Se nel vostro blog avete un link al mio blog, o il mio antipixel, lasciatemi pure un commento in fondo a questo post e vi aggiungerò alla lista dei blog che mi linkano...
Elenco dei blog che ospitano un link verso I Mondi dell'Altrodove:



Per inserire l'antipixel di Altrodove blog, clicca su "linkami" nel menù sotto l'header nella pagina principale, copia il codice html e andate in Bacheca - Layout - Aggiungi un gadget - e scegli un elemento HTML/JavaScript, quindi incollate il codice html prelevato e vi troverete questo semplice antipixel da posizionare dove volete!
Oppure, se preferite, un link come questo:
I Mondi dell'Altrodove
copiate il seguente codice html ed inseritelo in un elemento HTML/JavaScript:



Come terza opzione c'è sempre il buon e semplice elenco link di blogger, dove basta inserire l'indirizzo http://altrodoveblog.blogspot.com/

...e buon viaggio ne "I Mondi dell'Altrodove"!!!
 

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venerdì 20 novembre 2009

2

Andreainforma: i media coltivano dentro di noi il panico


Questa mattina ho ricevuto questo articolo da Andreainforma, con la richiesta di pubblicarlo e di farlo girare. Poiché lo condivido, leggete quel che segue:






I media coltivano dentro di noi il panico


Prima di leggere l'articolo vero e proprio voglio parlarvi di una teoria mass-mediologica (quindi sociologica): la teoria della coltivazione.E' una teoria degli effetti cumulativi dei mass media che studia le conseguenze della televisione sulla popolazione. Venne sviluppata negli anni 70 da George Gerbner, decano della Scuola di comunicazione Annenberg presso l'Università della Pennsylvania. Gerbner svolse tra gli anni '60 e '70 vari studi sugli effetti della televisione sulla popolazione negli Stati Uniti e giunse alla conclusione che la televisione produce un effetto di cumulazione che porta lo spettatore a vivere in un mondo che somiglia a quello mostrato dal teleschermo. La tesi fondamentale della teoria attribuisce al mezzo televisivo la capacità di fornire allo spettatore (per questo si parla di coltivazione) una visione del mondo comune e condivisa, operando in tal senso nella direzione di una unificazione della realtà. Con la massiccia presenza in tutto il mondo di un palinsesto televisivo globalizzato, la teoria della coltivazione indica nella televisione uno strumento di omogeneizzazione culturale a livello mondiale, in cui i messaggi televisivi formano un sistema coerente che crea la corrente del nostro modo di pensare.


Vi starete sicuramente chiedendo il perchè di questa interessante digressione. Il perchè è molto semplice. E' stato chiaramente dimostrato che i messaggi televisivi influenzano le nostre scelte. I mass media ultimamente lo stanno facendo benissimo. Più volte al giorno ci bombardano con messaggi più o meno simili e ripetitivi. E spesso non solo fastidiosi, ma soprattutto allarmistici.

Il caso è quello dell'influenza A. Si è detto di tutto su questa influenza che non capiamo ancora bene cos'è. Vaccinatevi è la parolina magica che riecheggia in tv. Ma penso che gli italiani sono intelligenti da capire se farlo o meno. Anche se, a mio modestissimo parere,non serve il vaccino. Infatti, se vi andate a cercare le notizie in rete, scoprirete tante cosette interessanti. Come ad esempio il fatto chenel 1976 negli USA fu prodotto un vaccino simile a quello dell'attuale influenza suina, anche allora con una gran fretta per un pericolo di pandemia, ed il risultato fu un’epidemia di reazioni avverse gravi (sindrome di Guillan-Barrè, una malattia neurologica), per cui la campagna di vaccinazione fu subito sospesa.

Se vi andate a cercare le notizie scoprirete anche che l’influenza A provoca pochi decessi tra i giovani e la mortalità riguarda prevalentemente persone con già patologie più o meno gravi o soggetti deabilitati.

Eppure i mezzi di informazione hanno creato il panico. Di certo se i media non continuassero a disseminare panico parlando di persone morte a causa dell'influenza A, forse si respirerebbe una maggiore tranquillità.
Coltivano in noi (riprendendo la tesi di Gerbner) il messaggio di vaccinarci, quando poi non è così urgentemente necessario...
Andrea De Luca


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lunedì 16 novembre 2009

8

due più due più due


Gironzolando per i blog, leggendo qua e là e saltellando come una cavalletta a cui manca qualche antenna – capito sul sito di Andrea “Informare è un dovere” e mi leggo la sua lista, sintetica e precisa, di come il nostro governo si sia dedicato intensamente a varare numerose leggi ad personam che sono poi state ritirate, dichiarate anti-costituzionali oppure approvate in silenzio o ripresentate sotto altre forme e che, gira che ti rigira, hanno intaccato il sistema giudiziario togliendo elementi di indagini, bloccando processi o di come siano stati calpestati molti altrui diritti, in favore di Uno. Ve lo ricordate il Capitano Kirk di Star Trek? “Il sacrificio di molti vale la vita di uno…” risponde questi ad un Signor Spok raggrinzito ed impassibile che gli aveva fatto notare la stupidata commessa. In effetti è quel che accade in Italia: si sacrificano molti diritti e si travisano molte cose, pur di salvare ogni balzello del nostro premier.

Al diciassettesimo posto, Andrea scrive:

17) Infine (è storia di ieri) la porcata delle porcate: la durata massima 2+2+2 per i reati di Berlusconi. Se passa la legge, ridiventerà candido come un giglio.

Il famigerato processo breve, che invaliderà tanti processi che prevedono una pena inferiore ai dieci anni… ce ne sono tanti, veramente tanti… I giudici calcolano che la nuova legge farà annullare 100.000 processi in corso.

PAROLA D’ORDINE: se va male ritenta.

Ricordatevi di questi nomi:

gasparri01G

quagliariello







GASPARRI – QUAGLIARIELLO

e poi anche BRICOLO, TOFANI, CASOLI, BIANCONI, IZZO, CENTARO, LONGO, ALLEGRINI, BALBONI, BENEDETTI, VALENTINI, DELOGU, GALLONE, MAZZATORTA, MUGNAI, VALENTINO…

…sono quelli di coloro che hanno proposto il ddl per le “Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo” perché estinguere i processi non tutela la vittima, non tutela lo Stato, ma tutelerà di certo il cittadino sottoposto a giudizio! L’esigenza è di ridurre i tempi di un processo? Bene, che i magistrati lavorino di più – afferma Gasparri – perché è evidente che 2+2+2(+1 eventuale) fa e deve fare 4! - ma io chiamerei questa legge “Misure per la tutela del premier Silvio Berlusconi - e con lui i fortunati estratti - contro la durata indeterminata dei processi ed i barba della Costituzione, della Convenzione europea sui diritti dell'uomo e, già che ci siamo, in barba a tutti!”

Ma precisamente, ecco che la norma prevede che nessun processo – sia esso penale, civile o amministrativo - possa durare più di sei anni: i famosi 2+2+2 ovvero due anni per ogni grado di giudizio, altrimenti c’è l’ANNULLAMENTO del processo. Ma la chicca sta nel riservare questo trattamento solo agli imputati che non sono mai stati condannati e grazie a Dio, il nostro premier ha fatto in modo di scamparla sempre! Vuoi per insufficienza di prove, per prescrizione o perché il reato è stato depenalizzato – anzi, stralciato proprio – grazie alla dea bendata Fortuna, prosperosa ragazzona con le trecce, aiutata naturalmente con qualche spintarella, BBB può dirsi possessore felice di fedina immacolata!

giglio_bianco_80_thumb2 Al pari di un giglio, come dice Andreainforma!

Certo è, che i processi che lo vedono coinvolto - questo nostro caro ed instancabile premier, così pieno di risorse! - per corruzione (il caso Mills iniziato nel 2005) e per frode fiscale (il caso Mediaset iniziato invece l’anno dopo) verranno annullati immediatamente, il giorno dopo la pubblicazione della Legge sulla Gazzetta: infatti BBB non è mai stato condannato e la sentenza a tutt’oggi non c’è!

Seguiranno a ruota tutti quei processi non ancora conclusi per "abuso di ufficio, corruzione in sede giudiziaria, rivelazione di segreti ufficiali, truffa semplice e aggravata, frode comunitaria, frode fiscale, falso in bilancio, bancarotta fraudolenta, furto aggravato, intercettazioni illecite, reati informatici, vendita di prodotti falsificati, traffico di rifiuti, vendita di prodotti pirata, sfruttamento della prostituzione, falsificazione di documenti pubblici, calunnia e falsa testimonianza, lesioni personali, omicidio per errore medico, maltrattamenti familiari, incendio, aborto clandestino" – ma non per il reato di clandestinità, quello no, poiché un bocconcino bisogna pure porgerlo anche alla Lega.

Prossima tappa: l’immunità parlamentare e conferimento a BBB della carica di Presidente del Consiglio a vita!

divisori16_thumb

Non sono i popoli

a dover aver paura dei propri governi,

ma sono i governi

che devono aver paura dei propri popoli.

Thomas Jefferson (terzo Presidente degli Stati Uniti d’America)

Pescato sul web - YouTube

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giovedì 12 novembre 2009

6

Un mondo a parte


Settimana strana, questa. Un mondo a parte, l'Italia, dove i fatti accadono da soli, senza che intervenga alcun fattore umano. Siamo un paese di montagna: le responsabilità scivolono a cascata, sempre più in basso, fino a finire - confondibili - dentro il mare dell'impunibilità e del generico.

Mi riferisco a quella detestabile e cruda vicenda del caso Cucchi. Già è detestabile - ma purtroppo vero - che della cosidetta sicurezza puoi e devi aver paura, ma di certo, in tutto questo, è solo che, di rimpallo in rimpallo, non se ne verrà mai a capo e la vicenda si insabbierà da sola, sgretolandosi nell'oblio del tanto era uno spacciatore. La generalizzazione si eleva a diritto a condannare e sconfina poi nella marea dell'indifferenza da assuefazione. Perché, a mio avviso, è proprio ciò che accade: ci indignamo per le immagini del pestaggio di Stefano, copriamo ipocriticamente con le mani gli occhi dei nostri figli, mentre osserviamo impudicamente il corpo pestato ed il viso sfigurato di un ragazzo come fosse un fotogramma dei tanti film polizieschi del filone C.I.S. americano. Alla fine, stanchi, esauriamo ogni interesse e passiamo al caso successivo, quali degni esempi di un popolo consumista e dedito all'abuso. Si, è quello che accade: abusiamo del dolore altrui, abusiamo delle immagini forti (meglio se splatter), abusiamo delle parole evocative di stragi e pandemie, abusiamo delle polemiche su croci e non croci, su trans e puttane (e chiamiamole così, che queste sono e lasciamo che escort sia solo il nome di un'automobile!), su luoghi comuni dei vari impiegati e figli fannulloni, abusiamo di perbenismo e siamo invece patologicamente menefreghisti, guardoni, maleducati, sessuofobi, maschilisti, misogini, ipocriti e profondamente ignoranti. E siamo anche patologicamente cittadini di un'Italia televisiva, teledipendenti ed assuefatti ormai alla massa. Dimentichiamo presto, abbiamo la memoria corta e, soprattutto, non vogliamo ricordare. Non siamo avezzi a far lavorare il nostro cervello con qualcosa di più nobile e concreto che non sia la settimana enigmistica od il nintendo. Intanto il mondo attorno a noi cambia, si evolve, va avanti.
In Francia una coppia gay ha ottenuto dal Tribunale un figlio in adozione. Visto che la legge francese prevede che un single possa adottare un bambino, sarebbe stata quella la via più facile da seguire. Invece quella coppia omosessuale ha preferito lottare per un diritto umano, quello che ogni bambino ha di essere amato ed educato e quello che ogni adulto ha di amare ed educare un bambino. In Italia ci barrichiamo ancora dietro le gonne dei preti e del papa, senza avere il coraggio di guardare il mondo e l'essere umano per quello che è: un essere pensante, con un cuore, con una dignità e con il sacrosanto diritto di essere libero.
Perchè stiamo a parlare di test antidroga per parlamentari, gridando a gran voce che chi non lo fa ha qualcosa da nascondere, perché stiamo qui a sparare luoghi comuni sulla tradizione della croce nelle scuole statali, pubbliche e laiche, quando nulla diciamo su scudi fiscali, sull'impunità che si vuole ora reintrodurre, sui processi brevi, su riforme che penalizzano la scuola, su sgravi fiscali che alleggeriscono le grandi imprese ed i ricchi e nulla ancora diciamo sulle nuove generazioni che crescono in un mondo in cui deresponsabilizzare è un valore, in cui l'apparire è più importante dell'essere, in cui l'ignoranza è vanto, in cui il proprio tornaconto personale e i propri vizi, pubblici o privati, sono obiettivi da perseguire? E la lista potrebbe allungarsi all'infinito, perchè vige comunque la certezza e la consolante sicurezza che, tanto, lui è peggio di me!

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lunedì 2 novembre 2009

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Alda Merini

«Il piede della follia/ è macchiato d’azzurro,/ con esso abbiamo migrato/ sui monti dell’ascensione,/ il piede della follia/ non ha nulla di divino/ ma la mente ci porta/ lungo le scese bianche/ dove fiotta la neve / cresce il sambuco/ geme l’agnello»

Pensiero,io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza?
qualcosa che lacrima a volte,
e a volte dà luce.
Pensiero,dove hai le radici?
Nella mia anima folle
o nel mio grembo distrutto?
Sei così ardito vorace,
consumi ogni distanza;
dimmi che io mi ritorca
come ha già fatto Orfeo
guardando la sua Euridice,
e così possa perderti
nell'antro della follia.


da "La terra santa"


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rosa sui libri

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