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martedì 7 luglio 2009

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GIOCHI D’ACQUA – punto nono

neonato “Mi sei sembrato assente, durante la deposizione dell’infermiera. Credevo che questo caso ti interessasse…”

Luca scosse la testa. “Ti sbagli. Questo è un caso come un altro.” Frugò nella tasca della giacca, appoggiata allo schienale della sedia, ma non ci trovo niente.

“Finito le sigarette?”

Ecco che il fratello lo guardava ancora con quella espressione ironica nello sguardo, tipica di quando sapeva perfettamente di avere ragione. “Quante ne fumi, al giorno? Un pacchetto intero?”

“Più o meno.” rispose Luca, deciso a non lasciarsi coinvolgere in una discussione in cui la parte del tartassato era la sua. “Certo io, almeno, non giudico prima ancora di avere le prove!”

“Ma io non lo faccio mai!” Marco fingeva sorpresa, Luca ne era certo “Io SO che Chiara ha ucciso il figlio, perché non può essere stato diversamente: l’appartamento era chiuso dall’interno e non c’era nessun altro assieme al bambino. E poi” Marco raccolse i fogli dalla scrivania e li ripose nella cartellina gialla dei casi ancora da seguire “ci sono i risultati dell’autopsia che affermano, al di là di ogni dubbio, che il bambino è stato scosso violentemente, a tal punto da provocargli una estesa emorragia cerebrale.”

Nella tasca interna, alla fine, Luca trovò un pacchetto sgualcito. Infilo un dito nell’apertura, ma di sigarette nemmeno l’ombra.

“Ci sono volute quasi sei ore prima che morisse.” Luca smise di frugare la giacca e guardò il fratello sorpreso: la voce di Marco tradiva una forte emozione che stonava con il suo solito modo di fare amabile e canzonatorio “C’era stato tutto il tempo per salvarlo.” Marco sistemò la cartellina a fianco del telefono e si stese all’indietro sulla poltrona, allungando i piedi sotto al tavolo. “Anche quella donna avrebbe potuto fare qualcosa!” Luca immaginò che si riferisse all’infermiera appena uscita “ma ha preferito voltarsi dall’altra parte. Troppa gente, quando si tratta di un bambino, distoglie lo sguardo in fretta!”

“Questo caso turba anche me, ma io dico solo che non bisognerebbe precipitare le cose: non abbiamo ancora sentito la versione della madre. Forse il bambino è caduto…”

“Non ne sei convinto più di me, ammettilo!” Marco aveva già ripreso il controllo e la sua voce aveva nuovamente il tono pacato e formale da avvocato “Ascolterò la versione della nostra cliente e fingerò perfino che sia vera. Sono certo che la assolveranno: nessuno vuole credere che una madre possa uccidere il proprio figlio di pochi mesi, ma comunque questo non vuol dire che ci debba credere io.”

“Allora, perché?”

“Perché io combatto le battaglie a modo mio.” replicò Marco “Tu vivi sulle nuvole, fratellino: la solidarietà e l’amore sono di un altro mondo, qui siamo sulla Terra e qui le persone mentono, uccidono, guardano da un’altra parte! Salverò Chiara dal carcere, tu la compatirai e ti farai prendere dal dubbio e il Giudice preferirà credere a quello che gli dirò, piuttosto che aprire gli occhi e vedere la realtà. Andrà così perché tutti hanno già deciso che è meglio che vada in questo modo.” Marco gettò la testa all’indietro, appoggiando la nuca sul bordo dello schienale. Fissò il soffitto bianco dello studio e poi chiuse gli occhi. Si accorse appena di Luca che usciva dalla stanza e che chiudeva la porta piano dietro di lui.

“Solo silenzio, per te, piccolo” mormorò a bassa voce “ed è già molto.”

4 puntini di sospensione:

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